Artamika
Palazzo dello spagnolo

Passeggiare attraverso il Rione Sanità, vuol dire vivere il cuore della Napoli più sincera. E’ uno dei quartieri più antichi della città e sicuramente il più caratteristico e colorato. Per anni il suo nome è stato sinonimo di degrado e pericolosità, ma da qualche anno, grazie anche a numerose associazioni, il quartiere è rinato, mostrando la sua anima barocca e pittoresca.

Il quartiere comprende la zona che va dalle mura vicereali di Napoli fino su alla collina di Capodimonte e già nel 1400 nell’aperta campagna dove oggi si trova il rione sorgeva la Basilica paleocristiana di San Gennaro fuori le mura, presso il quale si trovava un lazzaretto per gli appestati che poi è diventato l’Ospedale di San Gennaro dei Poveri. Da qui forse ha origine il nome del quartiere, riconducibile alla sua salubritas.

Vista la sua posizione ricca di boschi e fuori dalla città, negli anni fra il 1700 e 1750, fu destinato ad ospitare le facoltose famiglie nobili, come testimoniano il Palazzo dello Spagnolo e Palazzo Sanfelice. Sfortunatamente, con l’arrivo dei francesi alla Reggia di Capodimonte fu costruita una strada che, per evitare di passare attraverso i vicoli, di fatto ridusse il quartiere in una periferia al centro della città, con l’edificazione del Ponte Maddalena Cerasuolo detto Ponte della Sanità.

Oggi il rione è l’anima viva della città con percorsi turistici da effettuare sopra e sotto la città: si possono ammirare Palazzo dello Spagnolo, Palazzo Sanfelice, che sicuramente avrete visto in numerosi film, la Basilica di Santa Maria della Sanità, prezioso esempio di barocco napoletano e se passate in via Santa Maria Antesaecula, alzando la testa, potrete vedere un piccolo terrazzino al primo piano, che fa parte della casa che ha dato i natali al grande Antonio de Curtis, in arte Totò.

Risalendo la Calata Fontanelle, si arriva al Cimitero delle Fontanelle, un ossario che contiene un numero imprecisato di persone e che si sviluppa per più di 3000mtq. A partire dal 1654, la cava delle Fontanelle diventa il Cimitero delle Fontanelle per ospitare le vittime della terribile peste che si abbatte su Napoli. Morì più della metà della popolazione. Ma a questa sciagura seguirono altre carestie, terremoti, le rivolte popolari e varie eruzioni del Vesuvio e le salme venivano sempre portate in questo ossario. Il cimitero rimase abbandonato fino al 1872, quando Don Gaetano Barbati, personalità di spicco nella curia arcivescovile di Napoli, con l’aiuto di alcune popolane, sistemò le ossa come le possiamo vedere noi oggi. 

Tutti gli scheletri sono anonimi, tranne due: quello di Filippo di Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni e quello di Donna Margherita Petrucci che riposano in due teche di cristallo. Nel corso degli anni si è sviluppato qui il Culto delle Anime Pezzentelle, vale a dire la scelta da parte del fedele di una Capuzzella, un teschio, da accudire, in cambio dell’intercessione per una grazia. Quindi al Cimitero delle Fontanelle, numerosi teschi sono stati adottati da un napoletano e ne è la prova un fazzoletto, dei soldi o delle sigarette sistemate accanto alle ossa.

rione sanità napoli

L’accesso al Cimitero delle Fontanelle è gratuito, ma è bene affidarsi ad una guida altrimenti si avrà la sensazione di aver visto solo mucchi di ossa. Invece, le guide Artamika ti racconteranno le leggende che si nascondono dietro il teschio che suda, il Monacone, il Capitano.

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